11 settembre 2006

Undici nove


cinque anni
sofferti e lunghissimi
trascorsi ad imparare
che questo mondo
non somigliava affatto
a quello che ci avevano sempre raccontato
evoluto, moderno, sicuro…

quattro aerei
come fulmini dal cielo
a colpire ogni cuore degli Stati Uniti
quello finanziario
quello militare
quello umano
mancando il bersaglio politico
per un “miracolo” ancora da chiarire

duemilanovecentoottantasei morti
almeno quelli ufficiali
che gli immigrati clandestini
presenti in grande quantità nella grande mela
non meritano neanche di esser ricordati
neppure dalla loro famiglia, certamente povera
che rischierebbe l’espulsione dal paese

cinque anni
e la follia non si arresta
vediamo una guerra mondiale
travestita ogni giorno da qualcosa di diverso
dividere questo povero mondo
in noi
contro di loro
una follia di integralismi
che consuma le coscienze
e brucia il pianeta
un pezzetto alla volta

undici nove
un giorno che ha cambiato la storia
che non sarà mai più uguale
l’Afganistan, l’Iraq, il Libano, Israele
gli attentati di Madrid, Londra, Sharm, Mumbai
gli Stati Uniti, l’Iran, la Siria, Il Pakistan, l’India
la comunità europea nelle sue molteplici sfaccettature
e mi chiedo, ogni giorno
i soldati di quanti paesi
debbano essere coinvolti in operazioni militari
perché una guerra senza fine
possa definirsi guerra mondiale…

1 Comments:

At sabato, 16 settembre, 2006, Anonymous Anonimo said...

Quel giorno di cinque anni fa sono rimasta incredula, basita, incapace di ragionare sull'enormità dell'accaduto. Mi ci è voluta una settimana circa, per riavermi dallo choc e riuscire a formulare le prime due, fondamentali domande. Due soltanto, ma di quelle toste.

Mancandomi ogni conoscenza tecnica su aerei, esplosivi e compagnia bella, non potevo sbizzarrirmi in congetture diverse da quelle di ordine psicologico (àmbito che un po' conosco, visto che vi ho dedicato parecchi anni di studio).
Queste sono le due domande che ancora non hanno trovato risposta.

La prima. Come mai nel WTC non c'è stata nessuna vittima eccellente? Proprio nel cuore della City, come mai non è morto manco un riccone, ma solo poveracci? Quando affondò il Titanic, benché i passeggeri di prima classe fossero stati privilegiati nell'accesso ai mezzi di salvataggio, qualche morto eccellente (Guggenheim, per esempio) vi fu. Nelle Twin Towers nessuno: come mai? Non è per caso che qualcuno li aveva avvisati in anticipo?
Seconda domanda. Come mai Bin Laden non ha rivendicato subito la paternità dell'operazione criminale più eclatante dai tempi dei tempi? Di solito, l'autore del goal esulta subito, non settimane o mesi dopo... Come si spiega la reticenza, il silenzio dell'uomo che aveva messo in ginocchio l'America? Calcolando che TUTTI i famigliari di Bin Laden erano stati fatti sloggiare dall'America, non poteva certo temere rappresaglie sulle persone a lui più care. E allora? Come tutti sanno, proprio quando nessun aereo poteva lasciare il suolo USA, per la famiglia del nemico numero uno del mondo occidentale, si fecero clamorose (e mai spiegate a sufficienza) eccezioni. Perché?

Poi il film di Moore, notizie divulgate dai mezzi stampa e internet, il libro che sbigiarda la tesi dell'aereo caduto sul Pentagono, illuminanti incontri con ingegneri missilistici, hanno alimentato ancora di più le mie perplessità.

Morale della favola, ho sposato la tesi complottista. E averlo fatto, anziché migliortare il mio stato d'animo, ha sortito l'effetto di incupirlo ancora di più.

Noi italiani abbiamo un buon allenamento alle stragi insabbiate, ai processi inconcludenti, agli "assolti tutti!" Ripensiamo a Ustica, per esempio. Eppure questo "callo" non mi salva dallo sconforto. E' bruttissimo pensare che viviamo in un mondo costruito sulle menzogne.

Grazie Lupacchione,
melitta

 

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