26 gennaio 2007

Bronto vive!


Il lamento di un canto lontano riempiva il buio della notte.
Ritmo di tamburi tribali e strane campanelline cinesi.
In qualche terra lontana si perpetrava un qualche arcano rito, la cui eco saturava l’aria umida del bosco di penetranti vibrazioni.
Il vento, sottile ma incessante, portava con se piccoli grappoli di note acute.
La terra, bagnata e pesante, tremava fin nel profondo delle sue pozze di fango segnando inesorabile il tempo delle percussioni.
Bronto, pallido ed emaciato, nel profondo della sua grotta non riusciva a dormire bene.

Tempo prima aveva pensato di morire. Schiacciato dal dolore e dallo sconforto che un improvviso, imprevisto ed imprevedibile cataclisma gli aveva provocato.
La foresta lussureggiante e accogliente, che era stata per anni il suo mondo, era andata distrutta in un lampo: scomparsa, sparita, vaporizzata.
Bronto non s’era accorto di niente durante il disastro. Forse dormiva. O forse se n’era convinto.
Sapeva solo che al suo risveglio, quella mattina, la foresta vera non c’era più. Al suo posto, apparentemente identica, ne era stata generata una di plastica. Fredda e asettica.
Bronto indagò, ma si ritrovò in un labirinto di specchi.
Con mille immagini che si riflettevano senza senso.
Bronto parlò, ma le sue parole evaporarono in nubi minacciose.
Da cui iniziò a scendere inesorabile una grigia pioggerella.
Bronto urlò, ma l’eco della sua voce rimbalzò tra le piante di gomma..
E si trasformò in un sibilo assordante.
Bronto, disperato, pianse. Ma le sue lacrime scivolarono sulla terra plastificata.
E divennero un fiume impetuoso che lo trascinò via.
Lontano.
Nel silenzio.

Fu proprio allora che Bronto, pensò di morire.
Si sdraiò nella sua vecchia grotta solitaria.
Chiuse gli occhi.
E attese la fine.

Ma la fine non venne.
Un nuovo giorno seguì la notte.
Tanti amici lo andarono a trovare fin nella sua grotta.
Chi portando dolci parole.
Chi caldi abbracci.
Bronto tornò a vivere.
E a respirare libertà.

Proprio quella libertà
di pensiero e d’espressione
che non s’era accorto
d’aver sacrificato
per una comoda gabbia.

Nel buio Bronto sorrise respirando a pieni polmoni la sua rinnovata libertà.
Le campanelle e i tamburi sembravano sempre più lontani.
E pensare che c’era chi, in quella gabbia, stava lottando, divincolandosi nel fango, per prendere il suo posto.
Chissà poi perché…
Ogni occhio vede la sua verità.
Pare si chiami opportunismo.
Nessuno sembrava esserne esente.
Nemmeno Bronto lo era stato.
Anche se non se ne ricordava il perché…

Poi, nel silenzio, si addormentò.

4 Comments:

At sabato, 27 gennaio, 2007, Anonymous Anonimo said...

Poi nel silenzio si addormentò... sapeva che, dopo ogni notte, sarebbe arrivato un nuovo giorno con i suoi caldi abbracci e dolci parole ;) un bacione luposky

 
At sabato, 27 gennaio, 2007, Blogger Daniela said...

nemmeno Bronto lo era stato
quando era il suo tempo
e oggi non ricorda il perchè
che il tempo è passato.

ci sono molti mondi
e molte realtà
e a volte succede
che nello smarrirsi
ci troviamo.

Buoni sogni Bronto
e che ogni sogno
sia un giorno da vivere
...

 
At domenica, 28 gennaio, 2007, Blogger lonewolf said...

un bacione anche a te Enzina

amica mia

:)

 
At domenica, 28 gennaio, 2007, Blogger lonewolf said...

il tempo è passato

cambiando mondi interi...

le strane forme d'amore

quelle no

non cambiano

piuttosto, diventano sempre più vere

e strane...

ma di uno strano diverso

sempre più vissuto

più desiderato

e meno sopravvissuto

:)

 

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