20 novembre 2005

Bagliori di guerra


Fiamme di rivolta
divampano ed incendiano
i fumosi, oscuri, notturni cieli
nel palpitante epicentro
della vecchia Europa

ed il fuoco consuma, insaziabile
infiniti frammenti di credibilità istituzionale
che l’antica repubblica francese,
cuore pulsante e vitale fulcro
dell’evoluto occidente democratico,
mai avrebbe ipotizzato e temuto
fosse minacciata così violentemente
dalla furiosa esplosione interna di
rabbia
improvvisa, imprevista, implacabile

bande di spietati criminali, feccia
questo è il pensiero dei potenti
e gli scontri si moltiplicano
la rivolta è incontenibile
la notte brucia
la polizia arranca nel buio
squarciato da lampi
esplosioni
fuoco

e sono centinaia
migliaia
decine di migliaia
nelle periferie
nei centri storici
in tutto il paese
distruggono
assaltano
tracimano

e lo Stato
europeo, moderno, ricco, organizzato
arranca impaurito
dalla forza nascosta
che incendia
il mondo
e gli animi,
inadeguato argine
di forze contrapposte
in una resistenza strenua
ma priva di idee
di parole

e gli incubi prendono i nomi del terrore
e si sentono voci sussurrare
nel timore di ascoltare il proprio suono
spettri di guerre lontane
o forse
fin troppo vicine

intifada

rivolta, sollevazione, scrollarsi di dosso
un nemico lontano
rinvenuto disgraziatamente nella propria casa

ed il conflitto israelo-palestinese
improvvisamente combatte le sue battaglie
tra place de la Concorde
e la Tour Eiffel

jihad

la guerra santa dell’Islam
non più come lotta spirituale interiore
né come difesa del proprio territorio
ma come attacco agli infedeli
fin dentro le loro case

e mentre il mondo impazzisce
ancora una volta
l’informazione ci racconta
che siamo noi
contro di loro

ma chi siamo noi?
e chi sono loro?

ed è triste capire
come si fugga la realtà
di un disagio sociale
che porta in piazza,
armati di fiamme e di fucili,
figli della stessa nazione
che li ospita da generazioni
ma non li ama
coesi dalla povertà
dalla discriminazione
con gli stessi autoctoni,
economicamente meno fortunati,
che marciano al loro fianco
in una violenta follia rivoluzionaria
che non condivido
ma di cui capisco
la genesi
lo sprone

e ricordo lo stesso popolo
di diseredati
assaltare i simboli del potere
perché le briciole di brioche
erano indigeste
senza pane

e non tutti i popoli,
quando hanno fame,
son disposti a lasciarsi morire
lentamente
in silenzio

...

Allons enfants de la Patrie,
le jour de gloire est arrivé
Contre nous de la tyrannie
L'étendard sanglant est levé.
L'étendard sanglant est levé:
Entendez-vous dans les campagnes
Mugir ces féroces soldats!
Qui viennent jusque dans vos bras
Égorger vos fils et vos compagnes.

Aux armes citoyens,
Formez vos bataillons.
Marchons! Marchons!
Qu'un sang impur
Abreuve nos sillons

(Avanti, figli della patria
È giunto il giorno della gloria!
Contro di noi il vessillo sanguinoso
Della tirannide si è spiegato!
Sentite nelle campagne
Urlare questi feroci soldati?
Vengono, fino tra le vostre braccia
A sgozzare i vostri figli, e le vostre compagne.

Alle armi, cittadini!
Formate i battaglioni!
In marcia! In marcia!
Un sangue impuro
abbeveri i nostri solchi!)

2 Comments:

At domenica, 20 novembre, 2005, Anonymous Anonimo said...

Ciao lone,lì per lì, mi viene di pensare: corsi e ricorsi storici...
La Francia, paese colonizzatore,è stata colonizzata a sua volta, o comunque è il tentativo di queste masse in cerca d'identità.
L'incontro tra razze, costumi, tradizioni diverse si è sempre trasformato in scontro. Allora mi chiedo: è utopico pensare che popoli così diversi possano integrarsi senza dover marciare sul sangue dei propri fratelli?
Penserò ancora, lone,a quel che hai scritto perchè merita profonda riflessione...a presto ciao Enza

 
At domenica, 20 novembre, 2005, Anonymous Anonimo said...

I quartieri della cintura che circonda la mia città: Borgotrebbia, Sant'Antonio, San Lazzaro, Mortizza, Gerbido. Da sempre orientati a sinistra. A Sant'Antonio, quel dì in cui fu ferito Togliatti, sulla strada principale vennero alzate le barricate e ci si preparò per giorni allo scontro con l'esercito subito inviato a sedare i rivoltosi. Funzionano ancora le ultime Cooperative, le Società Operaie di Mutuo Soccorso. In quelle frazioni da sempre si mangia pane, mortadella e solidarietà. Eppure, da qualche anno, sono spuntati i voti alla Lega, voti contro, scritte sui muri contro gli immigrati. Perché gli operai delle baracche di ierlaltro si sono costruiti piccole case, villette a schiera realizzate dalle cooperative comuni. Non sono ricchi ma hanno raggiunto un minimo livello di benessere. A nessuno manca la macchina e, con qualche sacrificio, i figli studiano, la moglie apre un piccolo esercizio da parrucchiera. Ma qui arrivano le ucraine che poche strade più in là battono tutte le sere. I viados dal Brasile. Gli slavi che un tempo trafficavano in armi e oggi hanno costruito piccole attività artigiane specie nell'edilizia per cui, avendo un reddito e conquistata la residenza, vincono le graduatorie per le case popolari. Arrivano gli albanesi che si sistemano in case degradate a prezzi altissimi e ci vivono in vere e proprie "compagnie". Arrivano gli equadoregni che non hanno donne e, per passare le notti, si attaccano alle birre facendo la gioia dei baristi e dei pub italiani. Tutto questo deprezza le case che gli operai di ieri hanno conquistato con i denti. Allora, per ora, qualcuno vota Lega. Molti tacciono ma non è che condividano. Insomma, sotto lo strato di cenere, il fuoco brilla e se non affrontiamo il problema, se partiamo da posizioni preconcette, da assolutismi da una parte o dall'altra. Presto anche noi avremo ... delle belle gatte da pelare. Grazie luposky di aver affrontato il problema.

 

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