23 aprile 2006

Buona domenica


Buona domenica,
quando misuri la tua stanza,

finestra, letto e la tua radio che
continua a dirti che è domenica.

È domenica.
Una domenica qualunque…
No, non qualunque
ho vissuto anche domeniche diverse
più belle
più vive
più piene
poche ma vere
esistono
fragili e insufficienti
esistono

ma oggi è domenica
un giorno qualunque
lungo, troppo lungo
tanto lungo che a passarlo soli
si finisce col sentirsi soli
davvero

e la stanza diventa una piazza
deserta eppure vissuta
la finestra, un quadro opaco
senza colori
senza gioia
senza dolori

d’altronde
gioie e dolori si possono vivere
condividere
la solitudine no
è lei a vivere noi
a vivere me
a vivere per me

solo
vivo una domenica
qualunque
ma non inutile

solo
nel corpo
unito
nella mente

cresco
e costruisco
con i pensieri
con le parole
costruisco
il tempo
di altre domeniche
in cui la solitudine
condivisa con la solitudine
si elida
e vada via
almeno per un po’



E la radio?
Beh, la radio fa il suo dovere
e riempie i pensieri
i miei
di mille idee
di mille note
che parlano di me
parlano di te
parlano di noi

la radio
adesso
canta
con me
per me…


Io ti ho vista già, eri in mezzo a tutte le parole che
non sei riuscita a dire mai.
Eri in mezzo a una vita che poteva andare ma non si sapeva dove...
Ti ho vista fare giochi con lo specchio
e aver fretta di esser grande
e poi voler tornare indietro quando non si può.

Quella che non sei
quella che non sei non sei
ma io sono qua e se ti basterà
quella che non sei, non sarai
a me basterà.

C'è un posto dentro te in cui fa freddo
è il posto in cui nessuno è entrato mai
quella che non sei.

Io ti ho vista già eri in mezzo a tutte le tue scuse
senza saper per cosa.
Eri in mezzo a chi ti dice "scegli": o troia o sposa.
Ti ho vista vergognarti di tua madre
fare a pezzi il tuo cognome
sempre senza disturbare che non si sa mai.

Quella che non sei
quella che non sei non sei
ma io sono qua e se ti basterà
quella che non sei, non sarai
a me basterà.

C'è un posto dentro te che tieni spento
è il posto in cui nessuno arriva mai
quella che non sei.

Ti ho vista stare dietro a troppo rimmel
dietro un'altra acconciatura
eri dietro una paura che non lasci mai.

Quella che non sei
quella che non sei non sei
ma io sono qua e se ti basterà
quella che non sei, non sarai
a me basterà.

C'è un posto dentro te in cui fa freddo
è il posto in cui nessuno è entrato mai.
Quella che non...


Bella canzone…
mi rendo conto solo adesso
che una buona metà
l’abbiamo cantata insieme
ed è stato difficile
ma bello

il resto
domani
che non è domenica
domani
il resto
verrà

e sarà
bello

22 aprile 2006

Il nulla


Il nulla, come sempre, era in agguato.
Sapevo che mi avrebbe inseguito. Non m’ero illuso. Almeno non tanto.
Bianco. Non so perché ma il nulla l’ho sempre immaginato bianco.
Immaginato certo. D’altronde il nulla non è niente. E non è facile vederlo. Neanche un po’.
Sentirlo. Questo si che è facile. Soprattutto per me. Almeno credo.
No, non mi fa piacere. Ma sono, come dire…
Abituato. Si, abituato è la parola giusta.
A patto che non la si confonda con rassegnato.
Perché io rassegnato non lo sono mai stato. Neanche una volta.
Disperato si. Poi passa. Di solito. Forse.
Si, lo so.
Certezze ne ho poche. Sono confuso. Annebbiato.
Ma una cosa la so. Con certezza assoluta.
Il niente è qui. In agguato. È qui.
Adesso.
Lo so. Lo sento. È come un vento. Freddo. Ghiacciato.
Un vento freddo sulla pelle. Rabbrividisco.
Mi circonda. Mi avvolge.
Sto tremando. Ho freddo.
Mi attraversa. Mi soffoca.
Sto tremando. Ma adesso ho paura.
Si, ho paura. Paura che il nulla mi svuoti. O forse mi riempia. Di niente.
Paura. Paura che il mio niente si tinga. Paura che tutto sia, improvvisamente, bianco.
Io odio il bianco. No, non quello della neve. O quello della farina.
Io odio il bianco. Quello dell’anima. Bianca. Come un cielo vuoto.
Bianco. Come i fantasmi. Quelli che urlano sempre.
Urlano per me. Nella mia testa. Dipinta di blu. Un bel blu notte.
Tutto è blu notte. Tranne una macchia strana. Senza forma.
Una macchia giallo limone.
Che so non essere l’unica. Lo so per certo.
L’ho vista. Incontrata. Amata.
E allora il nulla. Il bianco. Possono rincorrermi. Sporcarmi. Ferirmi.
Non possono avermi. Non potranno farlo.
Mai.
Il bianco. Il nulla.
I fantasmi. Urlanti.
Possono attendere.
Io voglio il mio giallo. Il giallo gemello.
Il giallo limone su sfondo blu notte.

19 aprile 2006

Se il cielo è vuoto...



Camminare in un cielo buio
può rendere confuso il percorso
sempre che se ne segua uno
e non ci si lasci trascinare
dalla sensazione rassicurante
che un mondo senza orizzonte
e completamente privo d’ombre
infonde col fascino ferino della notte.

La notte
una pennellata di nero
che riempie il cielo
cancellando le sfumature
le ombre
le emozioni
la luce

e senza luce
non ci sono dubbi
niente più paure.
Nel buio si cammina
senza meta
a passo lento
annebbiati dal torpore
del buio profondo
che trasforma l’assenza
d’emozioni vibranti
in fragile parvenza
di serenità.

un cielo pieno
è scuro
è sporco
è nero
e il buio assoluto
pietoso e infame
nasconde
all’occhio e al cuore
le fragili debolezze
dell’esser uomo

basta
basta nascondersi
basta fingere
basta scappare
dietro il nero
c’è il cielo
vuoto
in cui volare
con le ali sul cuore

06 aprile 2006

Radici


Radici
cresciute nel fango
di paludi appestanti
celate da nebbie
oscure ed eterne
presenze
come veli grigi
distesi pudici
a celar vergogne
immonde
innaturali
d’esistenze negate
dal rancore imploso

radici
sterili
d’arbusti rinsecchiti
aridi e ricurvi
affilati rasoi
uncini
lacerano pelle e carne
violentate dall’odio
osceno
dell’inumana gelosia

radici
nere di male
rosse di sangue
marcito
soffocate nel tanfo
dell’innocenza disprezzata
con riti malefici
e rinsecchite corone
di putridi fiori morti

radici
arse da prati di lava
evaporate
nel nero fumo rovente
che penoso oblia
odio e sangue
creste di gallo
code di topo
zampe di ragno
recise
nell’infame follia
dell’auspicio di morte

radici
recise
malate
bruciate
nel vento furioso
vortici di polvere
inquieti
tra penne di corvo
svolazzanti
e presagi di pioggia
torrenziale
inarrestabile
purificante
azzurra
santa…

05 aprile 2006

Granito


granito
solido e invalicabile muro grigio
unica meta d’ogni strada
percorsa o immaginata
dal corpo o dai sogni
lontani e indivisibili esploratori
dell’infinito labirinto
senza scampo
dello spazio-tempo

granito
bianco monolito
ottunde ogni slancio
devia ogni vento
assorbe ogni grido
resiste ogni colpo
riflette ogni lampo

granito
maculato di nero
irride le mani
sanguinanti
scarnite
da unghie spezzate
che consumano se stesse
nell’impari lotta
tra carne e pietra

granito
immobile e invadente
preclude ogni via
soffoca ogni respiro
cancella ogni sguardo
impedisce ogni passo
schiaccia ogni sogno

granito
lapide o altare
di morte e sacrificio
pietra fredda
fulcro del destino
incompiente
non avrai la mia vita
incompiuta
che si dona serena
ma la lotta
furiosa e ostinata
di chi soffre e spera
che nel recinto si apra
la sottile fessura
d’una pietra spaccata


granito
immenso e insensibile
ad ogni assalto e preghiera
disperato e incrollabile
mi farò goccia
e ti scaverò
finché nella mia vita
non giungerà
il crepuscolo eterno della sera

02 aprile 2006

Piccola stella



piccola stella
rubata da un cielo
gonfio di lacrime
e rosso di vergogna
per l’inumana
impietosa crudeltà
infame
che strappa
il bocciolo profumato
della tua innocenza
da questa terra
dove i petali piccini
del tuo nascente fiore
non vedranno luce
mai più

piccola stella
offesa dall’odio
senza senso
bruciata d’avidità
vigliacca
in un mondo osceno
le cui ombre
non possono ferirti più…

piccola stella
rubata dal cielo
ora che il buio
può esser sconfitto
dalla luce pura
di cui risplendi
questo brutto mondo
illuminalo, almeno tu